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Immagine del redattoreRiccardo Marchesini

Quadro Macroeconomico




Il conflitto in Ucraina ha modificato molto celermente il clima generale che si stava strutturando sui mercati finanziari tra gennaio e febbraio. Se le attese nel primo mese e mezzo erano tutte volte verso un rapido restringimento dei supporti monetari, lo scoppio della guerra ha spinto alla maggiore prudenza i comitati esecutivi delle principali Banche Centrali, con l’obiettivo di fronteggiare un’ulteriore spinta alla de-globalizzazione e alla contrazione dei commerci internazionali.


Confrontando le attese implicite di rialzo dei tassi della Federal Reserve si osserva un netto cambio di rotta da metà febbraio in poi. Se dopo l’impennata di fine dello scorso anno il numero complessivo di rialzi stimati per il 2022 è passato da uno a sei, ora le attese del mercato si sono contratte a cinque potenziali rialzi. Tali rialzi sono per lo più previsti per la seconda metà dell’anno, ipotizzando probabilmente per quel periodo il termine del conflitto.


La guerra arriva, ad ogni modo, in un momento difficile e colpisce sul piano economico soprattutto le aziende europee dipendenti dalle forniture di gas russo. Gli incrementi delle materie prime energetiche stanno contagiando tutte le altre materie prime, in difficoltà anche a causa dei vincoli imposti dalla occupazione russa di alcuni porti e tratte importanti nella catena di distribuzione. Il tutto si traduce in aspettative di inflazione in netta ripresa soprattutto nel Vecchio Continente. Nel momento in cui si scrive le aspettative di inflazione ad un anno in Europa sono superiori al 5% e, in particolare, sono superiori al dato statunitense. Non considerando i giorni turbolenti del Covid si deve tornare indietro al 2013 per trovare delle aspettative di inflazione più elevate in Europa rispetto agli Stati Uniti.


La guerra ha un fronte aperto anche sul settore finanziario. L’esclusione di alcune delle principali banche russe dallo SWIFT e il livello ancora acerbo di sistemi di pagamenti alternativi ha spinto, secondo alcuni, l’utilizzo di Bitcoin tra i cittadini russi. Valutando i dati, effettivamente si nota un incremento del +27% di transazioni per giorno nel periodo tra il 27 febbraio e il 3 marzo, rispetto al periodo precedente. Sarà interessante comprendere se l’incremento si consoliderà riportando il numero di transazioni sui livelli toccati nel 2019 e nel 2020, ben superiori rispetto alla media che si è registrata nell’ultimo anno.


RACCOMANDAZIONI GENERALI

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